Milano, 24 ottobre 2015
La parrocchia di S. Francesco d’Assisi al Fopponino viene istituita per decreto arcivescovile l’8 settembre 1958, scorporando il suo territorio principalmente dalla Parrocchia di S. Pietro in Sala e, in parte minore, dalle Parrocchie di S. Maria del Rosario e di S. Vittore al Corpo.
Inizialmente nacque con il titolo di SS. Giovanni Battista e Carlo al Fopponino, titolo già della piccola chiesa seicentesca che sorge sul luogo dell’antico cimitero di Porta Vercellina, costituito in conseguenza della peste che colpì Milano nel 1630. Qui sorse una cappella che già nel 1673 raggiunse le forme attuali. Anche il cimitero annesso andò ampliandosi progressivamente fino a raggiungere dimensioni considerevoli. Fu solo nel 1895, con l’apertura dei due grandi cimiteri cittadini (il Monumentale ed il Maggiore), che quello di Porta Vercellina venne definitivamente soppresso insieme ad altri che ancora erano attivi alle porte della città. Proprio da qui deriva il nome Fopponino, in milanese, sta infatti per “piccolo cimitero”.
L’antica chiesa era però insufficiente per le esigenze della nuova parrocchia, sia per le sue ridotte dimensioni, sia per la carenza di strutture idonee. Sorse quindi immediatamente l’esigenza di costruire una nuova chiesa capace di soddisfare le necessità della nuova comunità parrocchiale. Nella Missione Cittadina del 1957 l’Unione Commercianti di Milano sottopose al Cardinale Montini la proposta di erigere una chiesa come tempio votivo dell’Unione e che fosse anche chiesa parrocchiale. Si scelse il Fopponino. Una forte partecipazione dei parrocchiani , che si protrasse per molti anni, e un cospicuo contributo dell’Unione Commercianti permisero di raccogliere i fondi necessari per la realizzazione della nuova chiesa.
Le vicende progettuali e costruttive impegnarono doversi anni, vedendo il concorso di grandi nomi dell’architettura milanese. Accantonati i progetti di Giovanni Muzio, all’inizio del 1961 si diede corso al progetto di Gio Ponti, architetto di fama internazionale, che, tra l’altro, era residente in parrocchia. I lavori si conclusero nel 1964 e, a maggio, la nuova chiesa venne solennemente dedicata am S. Francesco d’Assisi, patrono dei commercianti, titolo che ben presto venne assegnato anche alla parrocchia, sostituendo quello dei SS. Giovanni Battista e Carlo al Fopponino.
Il progetto di Gio Ponti iniziò a prendere forma concreta il 4 maggio del 1961 quando, con una solenne cerimonia alla presenza del Cardinale Montini, delle autorità, dei preti della parrocchia e di numerosa folla, venne posta la prima pietra della nuova chiesa. Un particolare curioso, che forse non tutti conoscono, accompagnò la cerimonia. Il sindaco di Assisi, presente di persona, portò in dono una pietra del Monte Subasio, sul quale sorge Assisi, perché fosse interrata insieme alla prima pietra: un gesto simbolico che vuole allacciare un legame ideale e spirituale con la città del santo. Per ben due volte il Cardinale Montini fece visita al cantiere, precisamente il 25 giugno 1962 ed il 20 aprile 1963, segno evidente della sua cura per la salute religiosa delle parrocchie della vasta diocesi.
La nuova chiesa venne aperta al culto il 26 maggio del 1963, ancora con il cantiere in funzione. A nome del Vescovo il Parroco don Italo Pagani benedisse la nuova costruzione che, finalmente, poteva accogliere la comunità parrocchiale almeno per la Messa festiva. Un anno dopo, il 10 maggio 1964, a lavori definitivamente conclusi, il Cardinale Colombo celebrò solennemente la Dedicazione delle nuova chiesa.
Il progetto di Gio Ponti era caratterizzato da uno stile estremamente sobrio “francescano”, appunto dove l’assenza quasi totale di elementi decorativi avrebbe messo in risalto l’essenzialità delle forme e lo slancio verso l’alto della struttura. Quest’idea però venne successivamente in parte abbandonata: le nuove norme liturgiche del Concilio Vaticano II e l’esigenza di riempire degli spazi che sembravano semplicemente vuoti spinse ad apportare alcune variazioni al progetto originale. Accanto alle modifiche conseguenti alla Riforma Liturgica, negli anni successivi vennero collocate in chiesa opere d’arte di notevole valore.
Curiosità sulla chiesa “SS. Giovanni Battista e Carlo al Fopponino”
Appartata, all’inizio della via S. Michele del Carso, sorge la cappella del primo seicento “SS. Giovanni Battista e Carlo al Fopponino”.
Il termine “Fopponino” discende dal lombardo foppa, cioè “buca, fossa”.
In quest’area, per volontà testamentaria di Giovanni Andrea Crivelli, colpito dalla peste, era stata costruita la cappella collegata all’area del cimitero suburbano di Porta Vercellina, il “foppone” o fossa comune destinato ai morti di peste.
Le fasi costruttive della chiesa si ripercorrono sulla scorta dei documenti esistenti: il testamento del 1630, le carte conservate nell’archivio di San Pietro in Sala, da cui la chiesa dipese fino al 1958, la visita pastorale del maggio 1683. Il nucleo originario risulta ampliato in due momenti (1662 e 1673) con l’aggiunta di due cappelle laterali e con il prolungamento del presbiterio, interventi ancora ben visibili se si osservano le connessioni dei muri esterni. Internamente tuttavia, l’ordine tuscanico e la volte a botte conservano allo spazio un senso di unità. Alla facciata, mai completata ed a tutt’oggi priva di intonaco, fu aggiunto nel Settecento il bel portale in arenaria sovrastato da medaglione. Nella chiesa si conservano dipinti lombardi del maturo Seicento, di recente restaurati. Tra questi si segnalano la pala d’altare dedicata alle anime del Purgatorio, riscattate dai titolari (databile prima del 1683) con una ricca cornice barocca e la Madonna della Ghiaia con Bambino e un vescovo firmata nel 1612 dal poco noto Andrea Mainardi detto il Chiavenghino, allievo del Campi. Altri dipinti sono stati trasferiti nella moderna chiesa di S. Francesco D’assisi cui è annesso il piccolo oratorio.
Attualmente la chiesa è utilizzata saltuariamente per la celebrazione di matrimoni e dal S.M.O. di Cavalieri di Malta.
By John Smith posted July 30, 2015
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