Homepage Milano6 gruppo scout di Milano, associazione amici del milano6, pedagogia, educazione, giovani, storia e testimonianze, informazione.

JAMBOREE:

STORY

MILANO VI

L’esperienza del Jamboree 1957
SUTTON COLDFIELD – ENGLAND

1 - 12 agosto 1957

Mi è stato chiesto di raccontare i miei ricordi risalenti a più di 50 anni fa, cercherò di farlo, ma senza l’ausilio di memorie scritte in quanto tutto il materiale a suo tempo raccolto è andato irrimediabilmente perduto.

Questo Jamboree non rientrava in quelli canonici, cioè con cadenza quadriennale poichè l’ultimo si era tenuto due anni prima in Canada, ma era stato indetto per la coincidenza di due anniversari importanti: il centenario della nascita di BP e il cinquantenario dello Scoutismo (1° campo sperimentale sull’isola di Brownsea). In concomitanza a questo Jamboree si erano tenuti anche il Rover Moot e l’Indaba (incontri mondiali per Rover e Capi). Al Jamboree del 1957 parteciparono 3 scout del Milano VI: Guido Torelli, Gianni Polchi ed il sottoscritto (Marco Arecco). Due Rover provenienti sempre dal Milano VI, ma in forza al Clan della Rocchetta parteciparono al Moot: Renzo Dionigi e Jaques Marois.

Poiché eravamo pochi noi fummo aggregati ad un reparto del Milano I costituendo una squadriglia di formazione con ragazzi provenienti anche da altri gruppi. Per il Milano I questo era il campo estivo e quindi gli scout di questo Gruppo erano molto numerosi. Capo del Reparto di formazione era Alberto Locatelli (già Capo Reparto del Milano I) che ha avuto un po’ di problemi con la nostra squadriglia in quanto costituita da ragazzi grandi e Capisquadriglia o Vicecapisquadriglia nei reparti di appartenenza.

Come Assistente Ecclesiastico c’era don Francesco Berra divenuto poi parroco della chiesa dello Spirito Santo e assistente del Milano XXIV fondato dal Milano VI nel 1965.

Il raduno del contingente italiano avviene a Torino dove, la sera stessa, prendemmo il treno per Parigi che si raggiunsi verso le 8 del giorno successivo. La giornata fu dedicata alla visita della città e la sera salimmo nuovamente sul treno per raggiungere Calais. Du-rante la notte attraversammo il Canale della Manica via mare, allora non c’era ancora il tunnel, raggiungendo Folkestone alle prime luci dell’alba. Volevo stare sul ponte del tra-ghetto per vedere il panorama, ma i gran freddo che provai appena la nave si mosse, mi fece desistere e trascorsi il tempo della traversata sotto coperta. Infine, sempre con il tre-no, questa volta a vapore, perché l’Inghilterra era ricca di questo tipo di combustibile, giungemmo nella zona del campo che era un parco nelle vicinanze della città di Birmi-gham.

Pur essendo un campo della durata di diversi giorni, non avendo a disposizione una quantità di materiale sufficiente, realizzammo solo l’alzabandiera (fatto rigorosamente con pali, corde e senza chiodi) e le tende furono lasciate a terra, ma munite di canaletti perché, a quelle latitudini, l’estate è piuttosto piovosa e in certi giorni si passava facilmente dal sole alla pioggia come da noi nel mese di marzo. Come unica costruzione di Squadriglia realizzammo un tavolo scavato nel terreno e coperto da un telo, sempre a causa della scarsità di materiale da costruzione disponibile.

Il pomeriggio era dedicato alle esibizioni dei vari contingenti che avvicendavano all’Arena o in un teatro.

Mi ricordo le lunghe prove della “Danza del Fuoco” a cui ci sottoponevano Salvatore Salvatori e Quintiliani. che erano i capi del contingente italiano per fare bella figura durante la nostra esibizione davanti agli scout di tutto il mondo

Quando non si voleva andare all’Arena, ci si recava a fare visita agli altri contingenti dove si parlava e ci si scambiavamo parti di divisa o distintivi. Durante questi giri notammo che il contingente americano (USA) era molto tecnologico e ben lontano dal nostro modo di fare scoutismo (vita rude). La cosa importanti dopo questi “change” era rimanere co-munque sempre in perfetta divisa per cui si doveva correre all’acquisto al nostro spaccio delle parti di divisa mancanti o fuori ordinanza.

Ricordo quando venne in visita la Regina Elisabetta anche se non con tutta quella dovizia di particolari riportati da Renzo nella sua memoria “Scout a Milano”.

Qualche volta la nostra Squadriglia invitavamo a pranzo scout di altri contingenti come quella che venne a mangiare con noi un ragazzo senegalese con il quale discorremmo tutto il tempo in francese; avevamo notato che mentre la pelle del corpo di questo ragazzo era scurissima il suo palmo delle mani era chiaro quasi come il nostro; sembrava che fosse stato “abbronzato” dal sole.

Visitammo anche i dintorni di Birmigham come la cittadina medioevale di Warwick con il suo castello e le case a graticcio.

A noi faceva un certo effetto vedere la relativa “promiscuità” tra scout e guide inglesi anche in considerazione del fatto che allora le due corrispondenti associazioni italiane erano ancora rigorosamente separate. La fusione di ASCI e AGI in AGESCI avverrà solo molto più tardi: nel 1974.

Fu molto emozionante il Fuoco di Bivacco dell’ultima sera quando, al termine, into-nammo tutti insieme, ciascuno nella propria lingua, il “Canto dell’Addio che ci accompagnò fino al raggiungimento delle nostre tende.

Al termine del Jamboree fummo ospitati qualche giorno nelle famiglie.

Guido ed io andammo a Manchester presso la famiglia Dunn che aveva il figlio mo-mentaneamente assente. Durante questa parte della nostra permanenza inglese fummo accompagnati da……(???)…

Quando anche questa parte del programma fu ultimato tornammo a Londra dove visi-tammo la città e fummo ospitati in una struttura a Olimpia, sobborgo di Londra dove si ten-ne il primo Jamboree.

Della visita della città serbo ancora un ricordo della armeria della fortezza della Torre che mi aveva impressionato per tutti quegli strumenti che gli uomini avevano fabbricato per ammazzarsi meglio.

Qui a Londra cominciammo a covare l’influenza “Asiatica” che ci accompagnò fino in Italia.

L’ultima notte dormii nella foresteria di via Burigozzo perché i miei genitori erano in vacanza ad Erba, e li raggiunsi, febbricitante il mattino dopo.

Questa fu la prima e l’ultima volta che mi ammalai di influenza nel mese di agosto.

Non ricordando bene le parole del canto del Jamboree sono andato nel Web dove le ho trovate; ovviamente il tempo è quello di una marcia.


Riproduzione riservata — Proprietà del presente sito Milano6.org

 

Inno del Jamboree 1957


March, march, march, on the road with me

to the Boy Scout Jamboree.

Join the throng and swing along,

as we sing our song.

Jamboree (clap, clap), Jamboree (clap, clap)

come, give three hearty cheers,

and we'll march along together,

another Fifty Years.

Ev'ry hour the valleys ring

with the Scouty songs we sing,

undernath the stars at night,

in the camp fire's light.

Marching on with the B.-P. lead,

every colour, every creed,

all for one and life is good,

in our Botherhood.

We're the boys of the left-hand shake,

Boy Scouts all and wide-awake,

hiking over hill and dale,

singing on the trail.

Years from now down a Mem'ry lane,

we shall walk and live again

those great days with you and me

at the Jamboree!


...torna alla pagina principale JAMBOREE

SCRIVICI:

Thanks for filling out form!
logo milano VI

ADDRESS
ASSOCIAZIONE MILANO VI
C/O PROF. ERMANNO RIPAMONTI
VIA TOLSTOJ, 45
20146 MILANO

CONTACTS
Email: amicimilano6@infinito.it
Phone: 335 7756360
Phone: 380 3893592